Viaggio al centro del compost

La compostiera

Osservavo quel cumulo in decomposizione con diffidenza e disappunto da settimane: cosa ci potrà mai essere di bello in un ammasso di rifiuti? Mia figlia, insieme al marito, me lo aveva sistemato proprio in mezzo al giardino. La chiamano “compostiera”.

una gabbia per i rifiuti

«Papà, ti troverai benissimo» mi aveva detto, «è bellissima, poi mi ringrazierai…». Una gabbia dove buttare tutti gli scarti della cucina, i resti del pranzo, le foglie secche: insomma tutto ciò che è organico e si può produrre in una normale famiglia. «La rete di metallo lo contiene, ci proteggerà da eventuali fuoriuscite di materiali disgustosi!», mi dissi.

Non vedevo neanche l’ombra di una colorata rete di plastica ne tantomeno di un bel telone impermeabile in tinta mimetica, per nascondere quell’obbrobrio. «E chi la svuota?!» le chiesi. Ma lei, col suo solito sorriso da saputella mi rispose: «Non lo svuota nessuno! Ogni tanto va girato”.

I rami secchi sono una base perfetta per il compost

 

Girato…: e cos’è? Un pollo arrosto?! Alternavano i rifiuti freschi, come le bucce della frutta, gli avanzi della minestra, l’erba del prato, con scarti secchi, come rami e foglie secche, gusci d’uova, i fondi di caffè. Sembrava stessero facendo una lasagna. Ci mettevano anche il cartone della pizza! Che follia.
L’albero che sta li vicino, d’estate gli fa un po d’ombra, ma d’inverno perde tutte le foglie che si riversano inevitabilmente nel cumulo, che cresce a dismisura. Per non parlare del periodo delle potature: si riempie di erba tagliata e rami secchi spezzettati, fino a tracimare. Eppure quel cumulo mi incuriosiva: passavo e spassavo li vicino ma non avevo mai sentito nessun odore strano…anzi: a volte mi sembrava di sentire odore di bosco, come quando andavo in cerca di funghi da bambino… «Chissà quale diavoleria ci versano dentro per non farlo puzzare» mi domandavo mentre scrutavo il montarozzo di rifiuti.

A cavallo di un’ape

Ma un giorno, proprio mentre ero li vicino che indagavo sulla struttura di quell’edificio di rifiuti, un ronzio fortissimo mi stordì. Non ebbi neanche il tempo di guardarmi intorno che mi trovai seduto a cavalcioni su uno stranissima poltrona pelosa gialla e marrone. Vibrava e chiassava più del mio vecchio motorino 50 e, non ci crederete, sfrecciava rapido fra i rami del giardino, che ora erano grandi come sequoie. Sembrerò pazzo, ma posso giurarvi che ero seduto su un’ape gigantesca, ed erano giganteschi anche gli alberi e i fiori: tutto era diventato mostruosamente enorme. Anche il cumulo di compost era ormai una gigantesca piramide, che l’ape stava raggiungendo senza il mio volere.
Mi aggrappai forte ai peli irti dell’nsetto che planò leggero sopra la compostiera. Appena fermo, mi lanciai giù da quel coso, prima che spiccasse di nuovo il volo. Non sapendo che strada prendere, cominciai ad avventurarmi giù da quella montagna di rifiuti, fra enormi bucce di patate e ciuffi di carote tagliate. Arrivai miracolosamente illeso alla base del cumulo, mentre un baccano proveniva da sotto le ramaglie. Incuriosito mi spinsi dentro quelle gallerie, buie e umide: per vedere dove camminavo, accesi la luce del mio cellulare. Fu allora che vidi qualcosa di straordinario.

Underworld

Migliaia… che dico,… milioni di insetti lavoravano senza sosta tranciando, rompendo e masticando tutti i resti sotto il cumulo. Millepiedi che sbriciolavano i rami, con una calma e determinazione pari a quella di un monaco certosino.

Gli scarti vegetali sono un ingrediente fondamentale per il compost

Forbicine agguerrite rodevano i resti delle verdure tagliate della cena della settimana scorsa. Strani insetti allungati rossi e bianchi sgranocchiavano velocemente gli scarti dell’orto. Grossi porcellini di terra, come piccoli carrarmati, correvano veloci a tagliuzzare le foglie dell’ultima potatura. Sembrava una grossa sagra, e nessuno faceva caso a me, tanto erano intenti nel loro incessante lavoro.
La terra sotto i miei piedi era soffice, ma non fangosa, e ad ogni passo sentivo il fresco profumo del bosco. Sembrava di passeggiare in alta montagna. Pur se era tutto al buio, faceva molto caldo, come se stessi al sole d’estate: sembrava di essere in una sauna svedese, all’oscuro. Grossi funghi bianchi crescevano in mezzo alle ramaglie che i millepiedi avevano sbriciolato poco prima: i loro lunghi filamenti bianchi si ramificavano fitti fra i pezzi accumulati, trasformandoli in morbida polvere. Un forte profumo di legno umido avvolgeva quelle gallerie.

Moti profondi

Ma, ad un tratto, un terremoto mi fece perdere l’equilibrio: qualcosa si muoveva sottoterra! Incredulo seguì una strana protuberanza che apparve dal suolo al mio fianco e che avanzava veloce vicino a me. Quasi non credevo ai miei occhi: dalla terra sbucò un enorme vermone rosa, che muoveva la testa come in cerca di qualcosa. Un gigantesco lombrico che, avrei giurato, stesse annusando l’aria; si diresse rapido verso una zona nascosta. Feci luce col mio telefonino, e seguì qell’enorme serpentone rosa. Era indirizzato verso uno stano pannello marrone, pieno di tanti insetti bianchi che si muovevano veloci fra le sue anse. Quel pannello portava una grossa scritta: la illuminai. ∀ZZId. Ma cos’era? Solo quando vidi le ciclopiche fette di pomodoro capì che quelli erano i resti della serata di sabato scorso. E che migliaia di esseri stavano ripulendo tutti gli scarti che avevo buttato via.

Anche la carta e il cartone possono essere un elemento importante del compost

Ora quel grosso vermone si fiondava fra le onde umide del cartone, rompendolo in pezzi sempre più piccoli. E mentre lui avanzava, flotte di piccoli ragnetti accorrevano per aiutarlo nell’ardua impresa. Tutti stavano sbriciolando ciò che io avevo buttato via, con cura e meticolosità. Sembrava quasi di avere milioni di camerieri che ripulivano ciò che io avevo sporcato. Non feci in tempo a grattarmi la testa stupito di ciò che stavo osservando, quando quello strano ronzio ricominciò: il buio si fece più fitto.

Palloncini grigi

Folate d’aria calda arrivavano a intervalli. Il vermone era scomparso, e con lui anche tutti i ragni, i porcellini di terra e le forbicine. Al loro posto erano comparsi tanti piccoli palloncini, grigiastri. Alcuni erano tondi. Altri erano allungati. Erano tutti in gruppo e rimbalzando lentamente si spostavano verso cumuli più chiari. Alcuni di questi palloncini sembrava che avessero la pelliccia, altri erano attaccati e camminavano a coppia. Fra questi si muovevano a zigzag strani cespugli, che si arrampicavano anche sul soffitto. Il pavimento era tapezzato di un’erbetta spugnosa. Tutti si comportavano allo stesso modo: correvano verso un mucchio, lo ricoprivano e quando lo abbandonavano, lasciavano un cumulo di terra al suo posto. Ma non terra dura o polverosa: un terreno soffice e profumato. Umido ma non bagnato, morbido e pastoso: mi ricordava tanto la terra dei miei nonni, quando coltivavano i pomodori. Tutto intorno non c’erano più foglie tagliuzzate o rami maciullati. Era tutto scomparso. In quel momento ebbi un’illuminazione: quei strani palloncini continuavano il lavoro di tutti gli insetti che avevo visto prima. Sono gli specialisti: operano nella piena oscurità e fanno il lavoro più difficile.

Il compost è fondamentale per la crescita delle piccole piante

Trasformano tutto ciò che io non voglio più, in quella profumata terra che i miei nonni usavano per far crescere belle e forti le piante.

Ritornare diversi

Chiusi gli occhi per sentire dinuovo il profumo della terra e quello strano ronzio ricominciò. La luce era ritornata, e tutto intorno a me riapparve dal nulla: alberi, foglie e fiori erano della dimensione normale. Tutto era al suo posto. Anche quel grosso cumulo di avanzi era tornato delle dimensioni normali. Stordito ed incredulo, mi voltai, dirigendomi verso casa. Il mio sguardo cadde a terra. Li, sotto al sole, si agitava un piccolo lombrico rosa. Delicatamente lo presi e lo misi nel cumulo, salutandolo. Per un attimo credetti di essere impazzito. Ma non prendetemi per pazzo. Forse lo ero prima di capire a cosa servisse quella rete metallica.

Quella rete non protegge chi sta fuori dal contenuto del cumulo, ma custodisce tutti i milioni di servili compagni che ripuliscono ciò che io non avrei mai saputo riutilizzare.

Francesco Attanasio

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Fattoria Attanasio

6 pensieri su “Viaggio al centro del compost

    1. Francesco Autore articolo

      La ringrazio di cuore: cerco di fare sempre del mio meglio! La invito a seguirmi perchè ci saranno tante altre storie interessanti, con cui cercherò di spiegare meccanismi nascosti, spesso sconosciuti, nel modo più semplice possibile. E spero che siano altrettanto di suo gradimento.

    1. Francesco Autore articolo

      Bravissimi! La invito a continuare a seguirmi perchè nei prossimi articoli sul compost mi occuperò delle dinamiche nascoste del micromondo, che spiegano la buona riuscita di una compostiera.

  1. enrico

    racconto bellissimo , vorrei chiedere un consiglio. noi abbiamo una compostiera chiusa che ci ha dato il comune. mettiamo molti resti verdura ma non resti animali e nulla di cucinato x paura dei topi (noi abbiamo un giardino) è tutto molto bagnato percheè abbiamo pochissimo secco , tovaglioli da cucina e delle foglie raccolte nel bosco un paio di mesi fa ma che ho viste ancora intatte e tutte bagnate. cosa posso aggiungere per aumentare la massa secca? vorrei essere piu’ ecologico che mai visto che il compost vorrei metterlo dove sto provando a coltivare in modo bio delle verdure. grazie!!! enrico

    1. Francesco Autore articolo

      Buona sera. Grazie per aver letto il mio articolo e sono contento che Le sia piaciuto. Il materiale in decomposizione deve avere un contenuto ottimale d’acqua compreso tra il 50 ed il 70%. Per controllare il tenore idrico si può fare la prova del “pugno di compost”: si prende una manciata di materiale da compostare e stringendola nel pugno, questa non deve gocciolare (segno di eccessiva bagnatura), ma solo lasciare inumidito il palmo della mano. Come materiale secco è possibile inserire, oltre al fogliame secco e alle ramaglie sminuzzate, anche il cartone (tipo ondulato per il trasporto delle uova o della pizza), carta da giornale non patinata (va bene quella dei quotidiani), carta riciclata, tovagliolini di carta, carta per alimenti (quella per il pane, per esempio), trucioli di legno non verniciato, scarti di legno non verniciato e privo di collanti, paglia. Per favorire la decomposizione è bene farne pezzi piccoli e spargerli senza mai comprimere il cumulo. Continui a seguirmi perchè nei prossimi articoli scopriremo alcuni trucchi per fare un ottimo compost casalingo!
      Francesco

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