Il Professor Alpha e la rosa da 5 milioni di dollari

Il giardiniere scese dal furgone e chiuse la portiera. Percorse il viale fiorito. Lesse la targhetta in legno di olivo: Prof. Alpha. Era nel posto giusto. Aveva affrontato un viaggio lungo e di sicuro non poteva tornare dalla Signora con le mani vuote. Suonò il campanello. Una donna bionda dalle curve mozzafiato, in camice bianco da laboratorio, gli aprì. Spostando leggermente gli occhiali blu sulla linea del naso, la donna lo fissò come fosse un pezzo di baccalà ammollato. L’uomo per un attimo rimase interdetto: chi era quella meraviglia? La moglie o l’amante del professore? O forse la figlia, vista la giovane età? Ma non fece in tempo ad aprir bocca che la bellissima ragazza lo anticipò: «Prego, come posso esserLe di aiuto?»

«Buongiorno», le disse titubante, «sono Alfonso Gervasi, vengo da molto lontano… vorrei parlare col professore. Mi manda…»

«Arriva da lontano?» lo interruppe la fanciulla «E’ forse un abitante di Marte? Se avesse viaggiato alla velocità della luce ci avrebbe impiegato giusto il tempo per un uovo alla coque, ma sarebbe finito poco più o poco meno come l’uovo. Di sicuro non un bello spettacolo…beh, neppure adesso lo è», e lo guardò come se gli stesse facendo una radiografia. Gervasi stava ancora cercando di ricordare dove fosse Marte, quando quel tornado biondo, dietro gli occhialini blu, ripartì spedito. «Venga, mi segua. Non resti lì pietrificato. Non sono mica la Medusa io! Sono solo un’assistente…L’accompagno in laboratorio».

L’incontro

Avanzarono verso il giardino: era quello il laboratorio a cui si riferiva la ragazza. Fra i fiori di papavero, c’era un uomo in camice bianco che saltava da un punto all’altro, quasi come una volpe su una preda nell’erba alta. Con il taglio del dito indice ben premuto sulla punta del naso, l’assistente disse, quasi sibilando: «Non faccia rumore: il professore sta facendo un importante esperimento sul…», ma fu interrotta da un urlo sovrumano. «IO O’ SAPEVO!», urlò l’uomo nel prato, «CHESTE CAPISCON SUL O’ TEDESCO: SONG PIANT IMPORTATE!»

«Professore, mi perdoni», la giunonica ragazza fece per mostrare il timido giardiniere: «c’è qui il signor Gervasi: voleva parlarle».

Una rara immagine del Prof. Alpha

I due si guardarono come in un vecchio western di Leone: Gervasi osservò stupito quello che sarebbe dovuto essere il famigerato Professor Alpha, il più grande luminare nel campo della scienza del compostaggio. I capelli bianchi leggermente fuori posto e gli occhialini sottili e dalla montatura inesistente, lo facevano assomigliare ad un personaggio dei cartoni animati. Gli occhi, piccoli e chiari, come due fari, lo scrutarono rapidamente. Alfonso Gervasi esitò. Questo era l’uomo giusto? «…Mi perdoni, forse ho sbagliato persona…», disse timidamente il giardiniere.

il professore lo apostrofò con tono solenne: «…allora vuol dire che preferisce tornare da Donna Milena per dirle che quest’anno non potrà offrire le sue meravigliose rose alla Regina…!»

Alfonso si congelò. Come aveva fatto? Cosa ne sapeva di Donna Milena? E come faceva a sapere delle rose? «Ma come ha fatto a saper…» Il professore lo interruppe: «ma allora cà stamm pazziann?! Mio egregio signore, è facilissimo quantomai: gli scarponi che porta sono ovviamente scarponi da giardiniere e fra i lacci sono ancora incastrate delle pietrine di pomice. Il suo dopobarba non riesce a coprire il forte aroma di liquirizia, il che mi fa pensare che abbia camminato in un campo di elicriso, e precisamente quello nella zona della Valle dell’inferno sul Vesuvio, in Campania. La spina conficcata dietro la sua giacca mi fa presupporre che abbia attraversato un roseto con lunghi rami, e il sentore di guava e di vino bianco dolce che l’accompagna è l’inconfondibile profumo della rosa “Jude the Obscure“. Nella zona della Valle dell’Inferno c’è solo un vivaio che le coltiva: il vivaio di Donna Milena. Una bella signora, che ha il grande compito di omaggiare, ogni anno, la Regina d’Inghilterra con un regalo molto particolare: le rose “Juliet“, le rose da 5 milioni di dollari. Ma quest’anno le rose hanno un problema, ed è per questo che lei è qui: per evitare un incidente diplomatico! Quello che mi chiedo, e che è davvero un dilemma inspiegabile, perchè stiamo ancora aspettando? Forza, mettiamoci in moto!»

Il professore, indossò il suo pànama avorio, prese Gervasi per un braccio e lo portò verso il suo garage. «Signor Gervasi, mi segua col suo mezzo!». Saltò in sella alla sua bicicletta in wengè nero con intarsi di frassino e partì come una freccia verso la strada principale. Gervasi ebbe appena il tempo di capire cosa stesse succedendo che il professore era già scomparso. «Le conviene muoversi», gli disse la bella assistente; «il Professore è piuttosto veloce quando va in bici…La saluto, torno al mio lavoro. Piacere di averLa conosciuta.» E sparì dietro una siepe. Gervasi corse verso il suo furgone. Destinazione: il vivaio di Donna Milena.

L’indagine

Un impervio sterrato portava su alla Valle dell’inferno. Dietro ad un grosso pino comparve il cancello del verdeggiante vivaio di Donna Milena. Il professore arrivò con grande anticipo rispetto al furgone di Gervasi. Scese dalla bici e la poggiò ad un muretto. Entrò nel vivaio. Attraversò le lunghe file di rose profumate e colorate. Si avvicinò ad un esemplare enorme di rosa Damascena. Annusò una foglia. La guardò in contro luce. Prese un pezzo di torba dal vaso e lo assaggiò. «Professore!»,una voce di donna lo interruppe nella sua osservazione: «Quale onore averla nel mio vivaio!» Fra le file di rose rosse comparve la padrona. «Donna Milena bella!», la salutò il professore con baciamano annesso. La donna, evidentemente compiaciuta di tanto garbo, disse: «Professore, Lei è davvero un galantuomo. Spero che la Sua bravura sia eguale alla Sua galanteria…le mie rose stentano a crescere e a breve ne dovrei fare un prezioso, quanto unico, regalo alla Regina d’Inghilterra. Professore, mi aiuti ad evitare un incidente diplomatico!» Il professore, con sguardo attento alla sua interlocutrice, annuì: «Donna Milena, mi mostri le piante.» e si spostarono verso una stanza del vivaio completamente sigillata. Un caveau di cristallo. «Professore», continuò la donna con un tono di orgoglio, «qui sono coltivate, con metodo rigorosamente naturale e biologico, le mie rarissime rose “Juliet”, il cui valore è inestimabile.» Il professore scrutava attentamente i vasi in cui erano tenute le piante. «Non uso anticrittogamici, ne concimi di sintesi, poiché la delicatissima pianta ne soffrirebbe. Come acqua uso solo quella piovana, e per concimare solo il compost prodotto nella mia compostiera…». «Appòst!», la interruppe il professore, «mi faccia vedere la compostiera

Il compost esaminato dal Prof. Alpha

Uscirono dalla serra per andare in una zona fuori in giardino, dove c’erano alcuni alberi di melannurca. In un angolo, s’intravedeva un piccolo pollaio in cemento, con lettiera permanente, ben ripulito e liscio. Davanti ai loro occhi comparve la compostiera, in un grande slargo ottenuto nel frutteto: rivestita di rete zincata sui quattro lati, completamente illuminata dal sole. Dentro si vedevano gli scarti della cucina, molte ramaglie alternate a qualche foglia fresca e qualche pezzo di cartone. La donna riprese a spiegare: «Qui mettiamo tutti gli avanzi del pranzo, le ramaglie triturate, la pollina del mio pollaio e le foglie raccolte in giardino. Di tanto in tanto lo innaffiamo per mantenerlo umido. Come ogni anno prendiamo solo il compost migliore da questa compostiera e lo utilizziamo per le nostre rose “Juliet”. Anzi, quest’anno l’abbiamo ingrandita per produrre più compost! Ma qualcosa deve essere andato storto…». La donna scoppiò in lacrime, ma il professore, pronto, tirò fuori il suo fazzoletto rosa dal taschino del camice di laboratorio, lo porse a Donna Milena e la tranquillizzò : «Donna Milena, non tema. E’ facilmente risolvibile!…mi permette?» e con delicatezza scostò la bella donna dalle vicinanze della compostiera. Si sbottonò il polsino della camicia e con un gesto rapido infilò la mano nel cumulo in decomposizione: la iniziò a muovere fra gli scarti e gli avanzi decomposti, come se stesse cercando un anello prezioso. «Ecco quà!» E tirò fuori un pugno di compost dal centro della compostiera. Un mucchio di fogliame e ramaglie scure. Strinse il pugno. Osservò con attenzione il risultato. Le foglie raccolte, secche e scure, si sbriciolarono, diventando polvere.

La soluzione al caso

«Ha detto che ha allargato la sua compostiera?» Chiese il professore a Donna Milena. «E magari, per fare posto, ha tagliato l’albero di mele che era proprio vicino alla compostiera?» Donna Milena spalancò gli occhi nel sentire quelle parole. «Ma come ha …» stava per domandare, ma il professore continuò : «il cumulo, senza una zona d’ombra, ha avuto una rapida essiccazione, portando i processi di decomposizione in mummificazione dei resti, con un tasso di umidità molto al di sotto del 30%. In più, l’aggiunta di pollina priva di lettiera proveniente dal suo pollaio, ha sviluppato notevole energia termica all’interno del cumulo. Essendo elevata la produzione di calore endogeno, le bagnature non servono, anche perché, essendo scarsa la porosità, il liquido vi scorre sopra senza penetrare all’interno…E avit fatto a’ frittàt

Le rose salvate dal Prof. Alpha

Donna Milena fu come illuminata da tanta conoscenza in un unico responso. Prese le mani del professore e, con voce sommessa, disse: «Professore, come posso fare a rimediare?» Dietro i sottili occhialini, il professore la guardò con i suoi occhi color del cielo. Sul viso parve comparire un sorriso. «Non si preoccupi, può ancora avere un buon compost da dare alle sue piante. Rigiri il cumulo; lo innaffi abbondantemente. Lo copra con una buona dose di fogliame fresco e abbondante bentonite o altra argilla, così da avere una copertura che mantenga umido il cumulo. Metta nel suo pollaio un letto di paglia, così la pollina ottenuta sarà migliore…e ca’ a’ Maronn v’accumpagni!» E si inchinò, come in attesa dell’ applauso di fine opera. Donna Milena lo abbracciò, poggiando la testa sul suo petto. I due si guardarono negli occhi. Un momento di tenerezza stava sbocciando più vistoso delle rose nel vivaio. Le mani strette e gli sguardi l’uno dentro l’altro, furono interrotti dal tonfo della porta del furgone del giardiniere che arrivava. Gervasi li raggiunse di corsa nel giardino. «Donna Milena!…scusate il ritardo, ma quello il professore è una scheggia con la bici…». La proprietaria del vivaio, lo interruppe. «Alfonso, il nostro professore ha risolto brillantemente l’enigma delle rose. Avverti Guendalina che avremo un ospite speciale a pranzo…». Si rivolse al professore: «Professore, le piace il ragù?» Il professore alzò il sopracciglio destro, guardò la compostiera, poi fissò la bella proprietaria e rispose con tono profondo: «Donna Milena, a me o’ raù me piace assaje!». E prendendo sottobraccio la bella signora, si accinsero ad attraversare il vivaio profumato. Nello stesso momento, un’oscura figura in tuta nera e berretto, ben nascosta lontano dietro le rocce vulcaniche, iniziò a ridere. Posò il suo binocolo, con cui aveva seguito ogni spostamento del professore, e scattò una foto col cellulare. Il suo obbiettivo era stato raggiunto. Ma il professore, questo, ancora non lo sapeva.

… continua…

Francesco Attanasio

Bibliografia

La concimazione organica e le tecniche di compostaggio di Renata Rogo

Guida pratica al compost di Nicky Scott

Guida al compostaggio di Robert Sulzberger

 

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